martedì 26 settembre 2017

La teoria umanista

La psicologia umanistica, che riconduce le motivazioni dell'azione a una serie di bisogni, fino all'autorealizzazione, prende in esame il comportamento del docente e i suoi effetti sull'alunno.
Carl Rogers, il principale esponente, ha elaborato una forma di psicoterapia basata sul rapporto di parità tra terapeuta e paziente.
Ispirandosi a questo approccio, un insegnameto deve essere flessibile e spostarsi sul protagonista della relazione educativa: l'alunno.
Una pratica didattica ispirata a questa teoria, richiede tre atteggiamenti-chiave:
L'educatore deve porsi dal punto di vista dll'allievo (empatia), senza formulare giudizi perentori o imporre cambiamenti di comportamento (considerazione positiva incondizionata) per indurre l'allievo a conoscere se stesso a stabilire una continuità (congruenza) tra l'immagine di sè e le proprie esperienze.
L'educatore deve insegnare a imparare, cioè fornire gli strumenti necessari.
L'allievo dovrà poi essere in grado di valutarsi (autovaluzione).
La relazione educativa ha quindi il compito di favorire la metacognizione, ossia l'autovalutazione dei risultati conseguiti. 

Fonti: Libro scolastico, "educataMENTE" 

La teoria psicoanalitica

Secondo la psicoanalisi, corrente scientifica fondataza da Sigmund Freud, la classe è il campo di un incontro/scontro di forze inconsce, che emergono da esplosioni di rabbia, insucessi scolastici ecc.
La psicoanalisi invita a interpretare tali sintomi e a ricercare le cause che ne sono all'origine.
Questa teoria aiuta a chiarire la ricchezza della relazione educativa. Per esempio i fenomeni di trasnfert, ossia un meccanismo mentale per il quale l'individuo tende a spostare schemi di sentimenti, emozioni e pensieri da una relazione significante passata a una persona coinvolta in una relazione interpersonale attuale. Il processo è largamente inconscio.         
 Il transfert è fortemente connesso alle relazioni oggettuali della nostra infanzia e le ricalca.
 E' possibile il manifestarsi di questo proiettare, quando qualcosa all'interno della nostra psiche, è avvertito come pericoloso e viene inconsapevolmente proiettato all'esterno.
Ogni ragazzo, inoltre, ha una propria considerazione. L'immagine di sè si costruisce attraverso un lungo periodo, perscorso, a partire dal rapporto con la madre e con altre figure di riferimento.
Secondo la psicoanalisi, nel rapporto con gli allievi un insegnate può, anche, spingersi a rivivere la propria infanzia. Questo fenomeno può essere un aiuto per capire diversi comportamenti dei ragazzi. 

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sigmund_Freud 
Fonti:  https://it.wikipedia.org/wiki/Sigmund_Freud
Fonti: Libro scolastico, "educataMENTE" 

Rosseau

Jean-Jacques Roussea, filosofo, musicista e pedagogista svizzero...

Scrisse un'oprea, la cui si divide in cinque libri dove troviamo la vita dalla nascita ai venticinque anni circa, di Emile. Egli segue, analizza, studia e interferisce con diete e varie educazioni la vita del ragazzo.
Roussea sostiene che l'educazione deve essere finalizzata a rimuovere i condizionamenti sociali per permettere uno sviluppo libero e spontaneo al bambino (posizione nota come puerocentrismo). Secondo sempre quest ultimo, la società è una realtà degradata che trascina con sè gli individui.
Roussea immagina un'educazione nella quale il bambino non riceve stimoli o condizionamenti da parte dal maestro, ma cresce sperimentando in quasi totale autonomia.
Emilio, non frequenta scuole e non segue ritmi e tempi imposti dall'esterno, ma segue i propri tempi di maturazione.
La figura del maestro non scompare, ma svolge il compito di suggeritore.
E' l'esperienza, invece, a svolgere un ruolo fondamentale.
Roussea descrive quattro fasi dell'educazione, che dipende dall'età e dallo sviluppo delle facoltà del fanciullo.
In questo modo sarà l'educazione a essere commisurata alla crescita dell'allievo, e non viceversa.


Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Jacques_Rousseau
Fonti: Libro scolastico, educataMENTE 

mercoledì 20 settembre 2017

Che cosa succede in classe?

Una classe è infatti un contesto ricco di relazioni intense sia tra docenti e alunni e sia tra compagni di classe.
In un contesto, come la classe, possono emergere conflitti e varie situazioni di questo genere.
Alcune teorie psicologiche forniscono agli insegnanti un valido strumento per analizzare e gestire quello che avviene all'interno di una classe.


L'influenza degli altri

Il rapporto che si crea tra alunni e docenti viene definito relazione educativa; quest'ultima non è una semplice interazione sociale occasionale, ma nasce da un'interazione sociale stabile, perchè i due soggetti si incontrano con molta frequenza e prestabilità condividendo spazi comuni...
Come ogni relazione educativa, anche essa esercita un'influenza sociale. In ogni relazione infatti ci troviamo difronte ad attese, richieste che condizionano il nostro comportamento.
La società impone modelli di comportamento ai quali i singoli individui devono conformarsi.
La costituzione dell'individuo richiede relazioni sociali, perchè una persona acquisisce le proprie specificità all'interno di relazioni.
Una relazione sociale si basa sulla comunicazione verbale non verbale; può svilupparsi in forme conflittuali o collaborative; è costituita da componenti esplicite e componenti inconsapevoli.

Fonti: Libro scolastico, "educataMENTE"

venerdì 19 maggio 2017

Il corpo parla

Alcuni esempi di come il "corpo parla":

Occhi: Il contatto oculare è fondamentale nella comunicazione. Guardarsi negli occhi mostra interesse reciproco alla comunicazione, ma se fissato a lungo l'interlocutore può sentirsi in imbarazzo o minacciato.

Testa: Tenere la testa alta mostra fiducia in se stessi, al contrario tenere la testa bassa denota una certa inferiorità nei confronti dell'altro.

Gestualità: Gesticolare velocemnte è indice di nervosismo o agitazione. Con le mani si può stabilire un contatto fisico (pacca sulla spalla): anche se in alcune culture non è gradito perchè sengno di intimità e confidenza.

Espressioni del viso: Sul nostro viso compaiono microespressioni, che durano normalmente pochi secondi. Se la manteniamo più a lungo risultano più evidenti, come un sorriso.


Fonti: Libro scolastico, "educataMENTE".

Comunicazione e contesto

Nella vita di tutti i giorni siamo sottoposti a una vera pioggia di segnali, che arrivano attraverso tutti i canali possibili e nelle forme più svariate.
Nessuno può fare a meno di comunicare in qualsiasi modo.
Secondo Paul Watzlawick, e altri studiosi, il nostro comportamento è comunicativo.
Il contesto incide sulla relazione che si stabilisce tra gli interlocutori.
Tutto ciò è studiato dalla pragmatica della comunicazione, una disciplina che si occupa degli effetti della comunicazione sul comportamento. Secondo questa teoria, il contenuto e il contesto di una comunicazione sono strettamente legati tra loro.
Molti altri aspetti della comunicazione sono stati messi in luce della scuola di Polo Alto, come il fatto che a causa dei molti elementi coinvolti, la comunicazione risulta spesso ambigua e si presta a frantendimenti. 
Watzlawick e Gregory Bateston, hanno anche evidenziato la circolarità della comunicazione: mentre parliamo, cogliamo le reazioni del nostro interlocutore e modifichiamo di conseguenza il nostro comportamento.
Watzlawick, ha definito gli assioni della comunicazione, ossia le regole fondamentali della comunicazione.


  1. E' impossibile non comunicare, qualsiasi cosa facciamo essa comunica qualcosa agli altri.
  2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione; il secondo classica il primo ed è quindi di meta comunicazione. 
  3. La punteggiatura è l'ordine con cui si comica.
  4. Gli esseri viventi comunicano sia con il modulo digitale, ossia la comunicazione verbale, e sia con quello analogico, cioè la comunicazione non verbale.
  5. Gli scambi comunicativi non simmetrici o complemetari. Tra due coniugi la comunicazione è simmetrica perchè tra loro vige un rapporto di parità. Tra un genitore e un bambino vi è invece una comunicazione complementare, dovuta alla loro differenza di ruolo. 



Fonti: Libro scolastico, "educataMENTE".

La comunicazione non verbale

Le parole sono accompagnate da altre forme di comunicazione, connesse tra loro.
Mentre parliamo gesticoliamo, cambiamo espressione, sbuffiamo, ridiamo ecc.
Un primo gruppo riguarda i movimenti del corpo: i gesti, le espressioni del viso, la postura.
Un secondo gruppo riguarda i cosidetti fenomeni paralinguali: il riso, lo sbadiglio, il pianto.
Anche il tono, le pause e i silezi comunicano. 
E' significativa anche la distanza; una maggiore o minore spazio tra le due persone che parlono o collaborano segnala il loro grado di confidenza; il cosidetto studio della comunicazione (prossemica), studiato dall'americano Edward T.Hall.  
Infine, anche il trucco e l'abbigliamento comunicano qualcosa.


Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Hall_(antropologo)
Fonti: Libro, "educataMENTE".